Siamo tutte/i "natali"!

26.12.2023

Buone feste a tutte e tutti. Siamo tutte/i natali più che mortali! La celebrazione della nascita della tradizione cristiana (ma non solo) diventi, per noi della "terrestrità", e per tutti gli ecopacifisti, rinascita nel senso della creazione più autentica di noi stessi. Ci auguriamo più intelligenza, oltre al tanto cuore speso, nelle mobilitazioni disarmiste, nonviolente, pacifiste per il 2024 in arrivo. (La vignetta originale, da me poi modificata con scritte ad hoc, è di De Angelis).

Il 10 gennaio a Roma contro il decreto ombrello per gli aiuti militari all'Ucraina.

Dispiace che l'aumento delle spese militari a 29 miliardi più svariati miliardi di altre voci stia passando in parlamento praticamente senza iniziative e presidi di protesta. Noi crediamo che quando si lotta si debba tenere a mente che, per lo più, siamo cittadini di un determinato Paese e che abbiamo contribuito col voto alle istituzioni e al governo in carica. E' essenziale per una opposizione alle guerre che voglia andare alle radici del "sistema di guerra". Se siamo cittadini italiani, dobbiamo quindi chiedere conto al governo italiano, membro UE, di quello che fa ed esigere che rispetti la volontà maggioritaria del popolo, coincidente ( non era affatto scontato!) con il ripudio costituzionale della guerra. Questo impegno meditato, organizzato, pianificato, dovrebbe prescindere dal correre emozionalmente dietro l'agenda mediatica, dall'agitazione di breve durata con la pretesa (si può immaginare quanto realistica) di "fermare" questa o quella guerra sulla ribalta, magari con schemi ideologici (tipo imperialismo unico vs popoli oppressi) che approfondiscono il baratro tra le avanguardie pacifiste e l'opinione pubblica più ampia. L'Italia va verso una ulteriore passivizzazione politica e le tendenze di destra prendono purtroppo sempre più piede. L'alternativa della resistenza nonviolenta non ha spendibilità e credibilità anche a causa dei nostri errori sulla gestione del servizio civile. Cerchiamo di fare la nostra parte affinché le nostre manifestazioni non siano puro sfogo emotivo (ricordiamo l'Iraq nel 2013?) ma abbiano un senso adeguato di obiettivi e di impatto: abbiamo la responsabilità di non portare anche involontariamente acqua al mulino del crescente disprezzo della pace e dei pacifisti. O nemmeno ci accorgiamo che questo è il clima che sta montando nello spazio pubblico, con l'ostilità crescente alla falsa, ma percepita "invasione degli immigrati"? Comunque vale la pena più di preoccuparsi, di occuparsi, prendersi cura, per come è giusto!

Il 10 gennaio è l'appuntamento per contestare il decreto ombrello per l'invio delle armi all'Ucraina

La mobilitazione per questa data nasce da un controllo dell'agenda dei lavori parlamentari.

 L'11 gennaio contro l'invio delle armi al governo Ucraino era stato indicato prima in seguito a una notizia imprecisa data da Il FATTO QUOTIDIANO: 

Abbiamo già sentito Alessandro Peri e gli abbiamo proposto di tentare stavolta di manifestare sotto Montecitorio: la Questura deve finirla di accampare il Covid come pretesto.

Questo il link all'articolo citato, giustamente polemico contro le ambiguità del "pacifismo" del PD.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/12/21/il-pd-pacifista-di-schlein-pronto-al-nuovo-si-alle-armi/7389536/ 

Ora riporto un nostro commento a caldo su Whatsapp"

"Apprendiamo da questo articolo che il voto alla camera sul decreto ombrello che autorizza il governo alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine ci sarà il (10  gennaio- ndr) dell'anno prossimo, il 2024. Ecco quindi a data del prossimo presidio per i digiunatori della coerenza pacifista organizzati dai Disarmisti esigenti. Ed ovviamente per tutte le attiviste e gli attivisti romani seriamente pacifisti, ciascuno con le sue posizioni e le sue modalità di azione pacifica.

Alle elezioni europee bisognerà chiarire chi intende rappresentare la maggioranza dell'opinione pacifista degli italiani, che ha interiorizzato il ripudio costituzionale della guerra, e chi invece si ingegna a prenderli in giro alimentando la fuga dal voto e dalla politica partecipata dal basso.
Quindi ottavo presidio, dal nostro punto di vista, con l'invito a tutte e tutti di darsi da fare, sperando di essere stavolta oltre i cento che si sono ritrovati il 19 dicembre al Pantheon (uno su centomila rispetto alle vuote adunate oceaniche in cui ci si fa guidare da strumentalizzatori politici solo per potere rassicurare sé stessi sul fatto di esistere)
".


Un mio contributo (Alfonso Navarra) all'incontro online del 27 dicembre 2023 - ringraziando Gian Giacomo Migone per gli spunti offerti

Entra Zoom Riunione
https://us06web.zoom.us/j/89314025432?pwd=gCoMblgup6fIgKW9dFPBpcTljNrDl7.1

I sondaggi d'opinione dimostrano con cifre inequivocabili che la grande maggioranza degli italiani è per fermare le derive belliche e non per Crosetto e Leonardo, ma nemmeno per Elly Schlein che invoca la diplomazia, ma vota per nuovi stanziamenti di armi. Quella che in questo momento sembra un pio desiderio, l'arresto delle guerre in atto, può e deve trovare una direzione che si concretizza indicando una meta, un metodo e interlocutori istituzionali per vertenze comuni. Con quale percorso? Quello di dialettizzarsi con i movimenti che hanno già assunto dimensioni massicce in molte capitali europee, negli Stati Uniti e persino, per gli ostaggi, in Israele, allo scopo di attivare quelle organizzazioni internazionali che - al netto di retorica e di ambiguità - hanno già dimostrato la volontà di farsi protagoniste di una pace duratura. Lo ricorda Gian Giacomo Migone. "L'invocazione del cessate il fuoco, in virtù dell'art. 99 del suo statuto, da parte del segretario generale dell'ONU, Guterres, e la risoluzione "Uniting for peace", approvata a schiacciante maggioranza dalla sua Assemblea Generale (ma con il voto di astensione dell'Italia) ne dimostrano la volontà di costringere gli Stati Uniti e il Regno Unito a rinunciare ai loro veti in Consiglio di Sicurezza, unico soggetto in grado di gestire quella pace duratura in Medio Oriente tale da garantire rappresentanza ai popoli di Israele e Palestina, oggi in guerra asimmetrica". "Due popoli, due Stati" è perciò da considerare la strada da percorrere per "assettare" verso la pace tutto il Medio Oriente, l'unica soluzione realistica, secondo Guterres, argomentante che "gli israeliani devono poter vedere materializzati i loro legittimi bisogni di sicurezza e i palestinesi devono poter vedere realizzate le loro legittime aspirazioni ad uno Stato indipendente". Il fondamentalismo sionista, come pure quello islamista, pongono ambedue ostacoli a questo progetto che però non dobbiamo considerare insormontabili, se l'accordo di pace fosse - come è logico e giusto, e suggerì a suo tempo Galtung, l'inventore nonviolento del "metodo Trascend", tra Israele e non solo i palestinesi ma tutti gli Stati arabi, includendo ad esempio la Giordania nella riconfigurazione degli assetti territoriali onde rendere meno tramautica ed esplosiva la questione dei 700.000 coloni israeliani che vivono nei territori occupati in violazione del diritto internazionale, ma con il benestare del governo di Tel Aviv. Anche l'Ucraina aspetta una soluzione di compromesso, oggi a portata di mano, grazie al vicolo cieco in cui si è cacciato il grande macello militare sul terreno. Alcune cifre impressionano: 500.000 militari morti sul campo, forse 200.000 ucraini, 10 milioni di sfollati interni all'Ucraina, 2 milioni di profughi all'estero, oltre 1.000 miliardi di danni stimati in dollari... Possiamo oggi dire che la resistenza militare in forma bellica ha distrutto il bene - l'Ucraina - che teoricamente avrebbe dovuto salvaguardare. E' l'ideologia della lotta armata, sia in forma di scelta bellica, sia in forma di resistenza popolare, che sta mostrando nei fatti la corda, ma viene riproposta negli stessi, confusi, movimenti di opposizione che si definiscono impropriamente no-war, ma per lo più sposano la contraddizione "imperialismo" (unico) vs "popoli oppressi". Al contrario, dovremmo ribadire che una condizione essenziale perché la diplomazia dei popoli sblocchi la diplomazia dei potenti è "la crescita di un movimento per metodo ad un tempo pacifico e militante, come dimostrato dall'esempio storico di Gandhi, emulato da Nelson Mandela in Sud Africa. Bersagli di tale militanza saranno istituzioni e persone che si oppongono alle paci, sia nel caso mediorientale che nel caso ucraino. Come, ad esempio, il Parlamento e il Governo dell'Italia. I mezzi dovranno sempre essere rigorosamente coerenti col fine pacifico: non soltanto manifestazioni, ma sit in, boicottaggi, presenze sgradite, secondo le tecniche di Jewish Voice for Peace, Code Pink, If not now e di altre organizzazioni analoghe, attive negli Stati Uniti", ma con un inquadramento strategico più complessivo e maturo. (Cito ancora Migone, ma lo emendo). Nel caso della guerra russo-ucraina, in realtà scontro NATO/Russia, il punto di riferimento è la campagna "Object war". Ci auguriamo più intelligenza, oltre al tanto cuore speso, nelle mobilitazioni disarmiste, nonviolente, pacifiste per il 2024 in arrivo. Il 10 gennaio a Roma un appuntamento da non mancare è quello contro il decreto ombrello per gli aiuti militari all'Ucraina. Dispiace che l'aumento delle spese militari a 29 miliardi più svariati miliardi di altre voci stia passando in parlamento praticamente senza iniziative e presidi di protesta con presenze adeguate, eccezion fatta per la testimonianza del "digiuno di coerenza pacifista" e di suoi partner romani. Noi crediamo che quando si lotta si debba tenere a mente che, per lo più, siamo cittadini di un determinato Paese e che abbiamo contribuito col voto alle istituzioni e al governo in carica. Se siamo cittadini italiani, dobbiamo quindi chiedere conto al governo italiano, membro UE, di quello che fa ed esigere che rispetti la volontà maggioritaria del popolo, coincidente, per nostra fortuna, con il ripudio costituzionale della guerra. Questo impegno meditato, organizzato, pianificato, dovrebbe prescindere dal correre emozionalmente dietro l'agenda mediatica, dall'agitazione di breve durata, magari con schemi ideologici che approfondiscono il baratro tra le avanguardie pacifiste e l'opinione pubblica più ampia. L'Italia va verso una ulteriore passivizzazione politica e le tendenze culturali di destra prendono purtroppo sempre più piede. L'alternativa della resistenza nonviolenta non ha spendibilità e credibilità anche a causa dei nostri errori sulla gestione del servizio civile. Cerchiamo di fare la nostra parte affinché le nostre manifestazioni non siano puro sfogo emotivo ma abbiano un senso adeguato di obiettivi e di impatto: abbiamo la responsabilità di non portare anche involontariamente acqua al mulino del crescente disprezzo della pace e dei pacifisti. Ben lo ha detto l'appello che ha lanciato Michele Santoro con Raniero La Valle: bisogna prendere di mira strutturalmente il "sistema di guerra". Per questo è importante non "bucare" terreni di lotta come le politiche governative sui bilanci della difesa e degli aiuti militari all'estero, funzionali all'egemonia economica, sociale e culturale dei complessi militari industriali...


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