PETROV DAY 2025: occhio all'"umanicidio" incombente

22.09.2025

Faremo, Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org), un incontro online* per il Petrov Day, il 26 settembre, ufficialmente giornata ONU contro le armi nucleari (vedi appendice sull'accadimento del 26 settembre 1983).

(Nota bene: 26 settembre 2025: Petrov Day. Incontro online per focalizzare la resistenza alla tendenza globale alla guerra, priorità delle priorità. Per sottrarsi al baratro dell"'umanicidio" (il "genocidio programmato" dalla deterrenza nucleare) e per costruire, nella riconciliazione comune con la Natura, l'equilibrio vitale della "pace positiva". 

 Link per partecipare (dalle ore 18:00 alle ore 20:00 di venerdi 26 settembre): https://us06web.zoom.us/j/81878655259?pwd=2XButLdb7NcHXom1ibHnuAOD0bFSoD. )

Sarebbe il caso di non dimenticare il "genocidio programmato" della guerra nucleare in cui siamo tutti coinvolti. Leggiamo l'editoriale di Lucio Caracciolo su Limes attualmente in edicola, da cui prendiamo lo spunto per un ragionamento. Praticamente la NATO si sta muovendo come se prevedesse una invasione da parte della Russia nel 2029. Alcuni Stati addirittura lo proclamano ufficialmente. Se questa è la narrazione cui ci affidiamo per il tramite dei nostri governi è ragionevole pensare agli europei come a dei sonnambuli che, allo stesso modo che nel 1914, stanno danzando sul baratro...

A questo punto ci sembra come minimo sensato l'interrogativo che vediamo proposto su una chat da un'amico/a di cui non facciamo il nome per aiutare a concentrarsi sulla sostanza delle cose...

"Cari amici, vi chiedo per quale motivo non parlate più della guerra che ci sta arrivando addosso in Europa…. , come se vi foste arresi a questa nefanda situazione di riarmo, di bellicismo antirusso, di invio dei nostri figli e nipoti ad una guerra che non ci appartiene…..e di azzeramento del nostro welfare" ……

Facciamo parte di una corrente antimilitarista nonviolenta da anni allarmata e impegnata per evitare un "UMANICIDIO" che considera nel novero delle minacce urgenti.

Sta anche a voi l'ardua risposta: coloro che, come noi, manifestano questa preoccupazione della contraddizione tra civiltà e Natura e la paura della guerra atomica dietro l'angolo sono, secondo voi, dei fissati su fantasmi che non esistono?

Andiamo a riunirci dopo che la cronaca ci ha riempito la testa con i voli di caccia russi che hanno violato lo spazio aereo nel golfo di Finlandia e con i cyberattacchi che hanno paralizzato gli aeroporti di Londra, Bruxelles e Berlino. Subito prima si era parlato dell'aereo su cui viaggiava la Von der Leyen oggetto di sospette interferenze russe sui GPS.

È evidente che si sta montando l'immagine di un Cremlino malevolo e minaccioso che si starebbe letteralmente preparando a invaderci. La capa UE, Ursula Von der Leyen, avverte: "L'Europa intende difendersi ed è in grado di farlo anche da sola perché se è vero che la NATO deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, è anche vero che dobbiamo essere autosufficienti".

Non siamo in grado di contestare in modo tecnicamente adeguato la versione dei fatti che ci viene propinata. Ma l'esperienza di tante "bufale" che il potere ci ha sciorinato in passato (ricordate Powell all'ONU con la provetta delle armi chimiche di Saddam?) e che lo stesso potere ha poi rivelato essere tali ci fa ritenere che ci sia, in queste news, parecchio di montato e comunque di esagerato.

Non ci fidiamo dell'Occidente nei suoi rappresentanti istituzionali. Ma questo non implica che, al contrario, ci fidiamo di Mosca o di Pechino. Riteniamo che anche da parte di Putin si sta stupidamente giocando con il fuoco della guerra. Sicuramente esiste una narrativa ultranazionalista del "Ruskiy Mir" corrispondente all'idea di un impero da restaurare stabilendo una area di influenza ai confini. Ma è da escludere l'intenzione che viene agitata di una invasione russa della Europa occidentale. Tutto l'ultimo numero di Limes in edicola, intitolato "Perché abbiamo perso", che consigliamo di leggere, è dedicato proprio a questo punto...

La cosa in un certo senso divertente che dimenticano I filoputiniani (veri o inconsapevoli) è che per un discreto periodo l'ambizione del Vladimir ex KGB è stata quella di entrare nella NATO per fare il pretoriano di Washington in Europa. Ruolo che gli è stato rifiutato (da questo momento in poi è diventato un feroce anti-NATO) e che, a quanto pare, almeno stando a quanto leggiamo sul citato Limes, ora verrebbe passato alla Germania nel contesto della militarizzazione spinta verso cui ci stiamo avviando...

Allora è possibile essere né con Trump né con Putin né con Xi e sentirsi non su Marte ma di continuare a fare parte di questo Pianeta? Essere molto più che "neutrali", attivamente schierati dalla parte della pace e della Terra e non con i blocchi politico-militari, quelli già formati e più o meno in crisi e quelli in via di formazione e che potrebbero strutturarsi (es. i BRICS)?

Noi riteniamo di sì, ma il presupposto per questa collocazione è il possesso degli elementi di una "teoria rivoluzionaria" rispetto all'ordine internazionale che andrebbe stabilito, fondato sulla forza del diritto e non sul diritto della forza (armata). La "nonviolenza efficace", secondo il compianto Papa Bergoglio, "cammino che dobbiamo imparare a percorrere", secondo Stéphane Hessel in "Indignatevi!".

Le alleanze e i blocchi politico-militari, pur presentandosi come "strumenti di stabilità e di giustizia", sono intrinsecamente basati sulla logica del conflitto e della contrapposizione. Essi, per natura intrinseca, operano secondo un paradigma di potere basato sulla minaccia e sulla coercizione. Essere "schierati dalla parte della pace e della Terra" significa, quindi, rifiutare questo paradigma alla radice, riconoscendo che i conflitti geopolitici e le crisi ecologiche sono due facce della stessa medaglia: la logica della "Potenza" da contestare e superare in toto.

La "teoria rivoluzionaria" di cui si parliamo si fonda su principi che trascendono la diplomazia tradizionale e la politica di potenza, con la quale si può arrivare al massimo ad una concezione di multilateralismo . Essa si basa sulla "forza del diritto" basata sulla "ragion di Terra", un concetto che non si limita alla legislazione internazionale esistente, ma la intende come espressione di un principio etico e ontologico superiore: l'interconnessione di tutta la vita sulla Terra. 

Questa visione si nutre delle elaborazioni sulla "terrestrità", con due pilastri, la critica alla Potenza e la già citata "ragion di Terra", che stiamo sviluppando, debitori sia del pensiero politico del pacifismo ecofemminista (svettano su tutte due nomi: Hannah Arendt e Vandana Shiva), sia di maestri della sociologia politica (Stéphane Hessel, Edgar Morin) e del diritto internazionale (Luigi Ferrajoli): 

  • La critica alla "Potenza": Il nostro pensiero identifica la "Potenza" come una logica di dominio che si manifesta attraverso il militarismo e il controllo tecnologico al suo servizio (ed al servizio della accumulazione illimitata). Essere contro i blocchi significa essere contro questa logica, che rende la guerra una possibilità sempre presente.

  • La "Ragion di Terra" alla base di un costituzionalismo globale: questo concetto fornisce il quadro etico-politico generale. L'umanità deve interpretarsi non come "padrona della Terra", isolata in pezzi territoriali dominati dalla "ragion di Stato" e dalla "ragion di mercato", bensì come componente organica di un unico ecosistema vitale, con responsabilità di salvaguardia e di custodia. I diritti intrinseci della Terra da garantire con una governance globale affiancata dalla autogestione delle comunità locali sono in diretta opposizione alla visione dei blocchi di potere, che operano per il controllo delle risorse e dei mercati globali.

Per tradurre questa visione in un percorso praticabile, la "teoria rivoluzionaria", di "nonviolenza poietica", deve articolarsi in punti chiave:

  1. Nonviolenza efficace e attiva: la nonviolenza non è l'assenza di conflitto, ma un'azione politica e strategica per risolvere le tensioni senza ricorrere alle armi. Il valore fondamentale è il rispetto della vita universale, il principio strategico è "trasformare i gruppi umani nemici in gruppi umani amici" (vedi metodo Trascend di Johan Galtung). A livello internazionale, si traduce in una diplomazia basata sulla cooperazione e sul disarmo progressivo, ponendo il bando delle armi nucleari come una priorità assoluta. Altro elemento da inglobare e sviluppare è il "transarmo verso la difesa sociale e popolare nonviolenta".

  2. Cittadinanza planetaria: l'allineamento primario non è verso una nazione o un blocco, ma verso la comunità globale e l'intero ecosistema. Questo implica il superamento sia del nazionalismo che del militarismo (vedi "La rivoluzione disarmista" di Carlo Cassola) e l'accettazione che i problemi (cambiamento climatico, pandemie, ingiustizia sociale) sono globali e richiedono soluzioni globali.

  3. Rifiuto della "Potenza" tecnologica: una critica all'uso delle tecnologie come strumenti di dominio. Questo include la contestazione dell'ingegneria genetica per scopi bellici, della militarizzazione dello spazio e del controllo dell'intelligenza artificiale da parte di entità monopolistiche o oligopolistiche. La tecnologia dovrebbe servire la vita, non dominarla.

  4. Rafforzamento del Diritto Internazionale: il diritto non è uno strumento al servizio degli interessi delle potenze, ma una "costituzione planetaria" che protegge i diritti umani e quelli della Terra. Ciò implica l'obbedienza alle sentenze dei tribunali internazionali, l'espansione dei mandati delle Nazioni Unite (urge riforma dello Statuto!) e la creazione di nuovi strumenti giuridici per la tutela ambientale.

  5. Un'economia di cura e cooperazione, con la crescita relazionale e la decrescita materiale: sostituire il modello economico basato sulla crescita illimitata con un sistema di economie locali e solidali, come proposto non solo da Shiva. Si pensi a tutto il pensiero della decrescita che fa riferimento a Serge Latouche. Un'economia della "conversione ecologica" che valorizza la reciprocità, la sussistenza e il lavoro di cura, riducendo la competizione per le risorse e la dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali.

Questa concezione della "terrestrità" la abbiamo esposta in un lavoro collettivo, "Memoria e futuro", edito da Mimesis (2021), contenente l'importante saggio di Luigi Mosca: "Il lungo cammino dell'umanità per uscire dalla barbarie".

Per concludere, la possibilità di essere al di fuori dei blocchi risiede proprio nella costruzione di un'alternativa radicale e coerente. Non si tratta di scegliere un'altra fazione, ma di trascendere la logica stessa della fazione. Questa posizione, fondata sulla "forza del diritto" e sulla coscienza della "terrestrità", non è utopica, ma un percorso "poietico", di innovazione insieme creativa e concreta, per disinnescare la violenza e costruire un futuro di pace, in cui l'umanità si riconosce finalmente come parte organica della Terra.

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