Coerenza contro le spese militari e l'invio di armi ai Paesi in guerra!

15.12.2023

Abbiamo co-organizzato, a Roma, il 19 dicembre, alle ore 17:30 un presidio al Pantheon. Per noi si è trattato  del "sesto digiuno di coerenza pacifista". Grazie alle attiviste e agli attivisti di Roma che si stanno mobilitando, ciascuno con i propri contenuti e la propria modalita; siamo riusciti a raccogliere - come era nelle speranze - un centinaio di partecipanti.

Il 20 dicembre a via dei Fori Imperiali, altezza via S. Pietro carcere, alle ore 11:00 abbiamo tenuto la conferenza stampa su taglio delle spese difesa e no aiuti militari all'Ucraina, di cui alla lettera e al documento sotto riportati. 

Michele Santoro, contattato direttamente dal nostro Ennio Cabiddu nella sede di Servizio Pubblico, ci aveva assicurato la sua adesione e il suo contributo. Adesione politica confermata da una telefonata che è intercorsa tra l'illustre giornalista e il sottoscritto.

Questo contributo, per vari motivi, non è potuto  concretizzarsi in forma di partecipazione diretta alle due iniziative o in altra forma, che sarebbe stata comunque dai Disarmisti esigenti, e dal sottoscritto in particolare, favorevolmente e calorosamente accolta.

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MOBILITAZIONE CONTRO LE ARMI ALL'UCRAINA

Nota del 16 dicembre 2023  - Mentre l'ottavo dpcm viene presentato il 19 dicembre - da Crosetto al Copasir - ci sono problemi nella maggioranza sul decreto Draghi, poi reiterato dalla Meloni, che autorizza questo sistema decisionale e che decadrà a fine anno. Scaduti gli effetti giuridici di tale provvedimento il governo dovrebbe appoggiarsi alla legge 185. Le conseguenze di questa modalità giuridica sarebbero ignorare i suoi vincoli, aprire alle vendite anche dei privati e richiedere solo il benestare del ministro di fratelli d'Italia Crosetto, mentre attualmente occorrono necessariamente anche la firma degli esteri con forza Italia e della economia con la lega. Insomma la confusione e il ritardo sulla ripresentazione del decreto Draghi, poi Meloni, sulle armi all'Ucraina si spiegano con i problemi di potere e politici in ballo sulla gestione della crisi ...  Noi, Disarmisti esigenti & partners della coerenza pacifista, che abbiamo sempre digiunato e presidiato, ci vediamo il 19 dicembre al Pantheon, all'iniziativa co-organizzata con le attiviste e gli attivisti romani, alle ore 17:30 e l'indomani ai fori imperiali per la conferenza stampa che ha avuto l'adesione di Michele Santoro e che tratterà di proposte per tagliare le spese militari ✌🌈🌍

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OGGETTO: CONVERTIRE LE SPESE MILITARI E GLI AIUTI DI GUERRA IN INVESTIMENTI SOCIALMENTE ED ECOLOGICAMENTE UTILI


Cara/o Parlamentare, impegnata/o nella legge di Bilancio 2024

Riteniamo che ci siano serie motivazioni per rifiutare e comunque non rispettare l'obiettivo del 2% del PIL per le spese militari stabilito come standard NATO.

La premessa è che possiamo anche non considerarlo un impegno vincolante, diversamente da come comunemente si crede.

Va considerato – e lo si può fare legittimamente - che la decisione di un paese di rispettare o meno l'obiettivo del 2% del PIL in spese militari deve dipendere dall'esame di una serie di fattori, tra cui la sua situazione economica, le sue priorità politiche e la sua posizione geopolitica.

I Disarmisti esigenti, membri ICAN, rete internazionale insignita nel 2017 del premio Nobel per la pace, ed i loro collaboratori politici, per quanto riguarda le spese militari italiane, propongono una stretta attinenza ai valori e agli obiettivi costituzionali di "ripudio della guerra", che rimandano non ad un modello offensivo e nuclearizzato, meno che mai all'"attrezzarsi per combattere guerre ad alta intensità", come ci comanda, in sostanza, l'ultimo vertice NATO, bensì ad un orientamento difensivo, con primi passi verso il disarmo, e in transizione verso una componente importante di difesa popolare nonviolenta.

Sulla base di tale orientamento strategico e valoriale, che oltretutto gli istituti di sondaggio danno per maggioritario nel popolo italiano, già nel 2024 potremmo operare il taglio di 1/3 della spesa passando dagli oltre 30 (più o meno) previsti dalla legge di Bilancio per il 2024 ai 20 miliardi di spesa annua.

In questa linea risulta più che ovvio opporsi agli aiuti militari ai Paesi in guerra, l'Ucraina per prima, adesso anche Israele.

L'Italia ha fornito un aiuto all'Ucraina che, assommante a un miliardo di euro secondo una recente intervista del ministro Taiani, deve comunque cessare nella sua forma militare.

Riteniamo che siate in grado, molto meglio di quanto possiamo fare noi, con la vostra competenza e con le strutture tecniche di supporto di cui disponete, di tradurre benissimo in emendamenti puntuali e accoglibili, le (SOTTOELENCATE) 10 PROPOSTE DEI DISARMISTI ESIGENTI e dei loro partners politici:

1- Taglio dei fondi per la condivisione nucleare NATO.

2- Taglio del "Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale" e dei programmi militari del MIMIT.

3- Drastica riduzione delle missioni militari (circa 1.500 milioni di euro di spesa) e conversione di gran parte dei loro fondi al Servizio Civile Universale (comunque da riformare), con particolare attenzione ai Corpi Civili di Pace.

4- Una legge nazionale per convertire al civile le produzioni militari. Un caso urgente è la riconversione della RWM.

5- Accoglienza dei giovani in fuga dalle guerre cui concedere asilo politico (campagna Object war)

6- Cooperazione allo sviluppo da portare all'1% del PIL(quindi da triplicare come importo) e consistente contributo al fondo previsto dalle COP per il clima (con la logica della restituzione del debito ecologico)

7- rifinanziare Donne Pace Sicurezza in attuazione della risoluzione Onu n. 1325

8- una legge per l'opzione fiscale (come da campagna SEI PER LA PACE SEI PER MILLE, collegata all'obiezione alle spese militari per la difesa nonviolenta). In generale bisognerebbe trovare il modo di sostenere tutte le obiezioni al "sistema di guerra", nel senso di venire incontro alle loro richieste di alternativa. Segnaliamo in proposito tutta la problematica della finanza etica e della obiezione bancaria.

9- Abbiamo a suo tempo promosso, durante l'imperversare della pandemia da Covid19, un appello on line dal titolo: NO ARSENALI SI OSPEDALI.

10- Investimenti nella pubblica istruzione, indirizzati alle strutture scolastiche, edifici, sicurezza, laboratori scientifici, non virtuali e digitali. L'obiettivo di potenziare l'educazione civica e alla pace va perseguito nel contrasto alle attività che permettono di pubblicizzare l'opzione militare nelle scuole.

LA CONFERENZA STAMPA DEL 20 DICEMBRE AI FORI IMPERIALI SUL TAGLIO DELLE SPESE MILITARI

E' stata registrata da Radio radicale e si può vedere ed ascoltare al seguente link:


Il 20 dicembre a via dei Fori Imperiali, altezza via S. Pietro carcere, alle ore 11:00, Disarmisti esigenti e collaboratori, in primo luogo WILPF Italia, con l'adesione politica di Michele Santoro e di Associazione Servizio pubblico, abbiamo svolto la conferenza stampa su taglio delle spese difesa incostituzionali (almeno un terzo), contro l'obiettivo NATO del 2% del PIL, e per il no aiuti militari all'Ucraina e ai Paesi in guerra, di cui alla lettera, sotto riportata. 
Abbiamo lanciato la mobilitazione contro il "decreto ombrello" che è stato varato ieri, 19 dicembre, dal consiglio dei ministri: ci riferiamo al decreto legge che consente i dpcm quali atti amministrativi che scavalcano i voti parlamentari. 
Sono intervenuti i "digiunatori della coerenza pacifista" Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Cosimo Forleo; quindi la femminista Antonella Nappi ed infine Enrica Lomazzi, di WILPF Italia.
La conferenza è seguita a un presidio al Pantheon che abbiamo organizzato, con circa 100 partecipanti, insieme ad organizzazioni e attiviste/ romani (pluralità di posizioni, inclusa l'uscita immediata dalla NATO), il giorno prima, cioè il 19 dicembre, contro l'invio di armi all'Ucraina, mentre il ministro Crosetto presentava al COPASIR l'ottavo pacchetto di aiuti militari al governo Zelensky. 
Per noi, Disarmisti esigenti, si è trattato, appunto, del "sesto digiuno di coerenza pacifista" perché riteniamo che battersi per il "cessate il fuoco", in una guerra che mai avrebbe dovuto accendersi, implica logicamente, politicamente, eticamente, non rifornire militarmente i combattenti di qualsiasi parte del fronte. (Al di là della necessaria condanna di chi abbia, più di recente, dato la parola alle armi). Con la conferenza stampa ed il presidio e alle iniziative che ad essi seguiranno ci stiamo impegnando a dare voce alla maggioranza dell'opinione pubblica per come viene inquadrata dagli istituti di sondaggio: in essi appare, con il dissenso all'aumento delle spese militari e all'invio di armi all'Ucraina, che lo spirito costituzionale del "ripudio della guerra" è stato interiorizzato dal popolo italiano, deluso dalla politica istituzionale che non lo rappresenta.


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https://ilmanifesto.it/il-governo-prosegue-la-linea-draghi-armi-allucraina-per-decreto
Il governo prosegue la linea Draghi: armi all'Ucraina per decreto
IL LIMITE IGNOTO. 
Il consiglio dei ministri vara i rifornimenti a Kiev anche per tutto il 2024. 
Il dem Guerini, ex Copasir, approva: «Bene la continuità negli aiuti militari»Giuliano Santoro - il Manifesto 20-12-2023 - pagina 4
Il consiglio dei ministri ieri ha deciso la proroga per tutto il 2024 «alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità governative dell'Ucraina». Dal ministero della difesa sostengono che «il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele e Hamas, impone al governo Meloni una scelta di coerenza, di sostegno e, dunque, di proroga degli aiuti all'Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall'Italia in sede Ue e Nato». Lo scopo del decreto, proseguono, è quello di «supportare la popolazione Ucraina, impegnata a difendere la libertà e sovranità della sua nazione, mettendo loro a disposizione, come è stato fatto finora, non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili inermi».
SE GIÀ ERA stato considerato anomalo il decreto con il quale il governo Draghi, fin dal primo giorno di conflitto, garantiva l'invio di armi e attrezzatura ad oltranza, adesso ci limita a disporre una proroga, che dovrà passare una volta sola al vaglio del parlamento. L'ombrello predisposto dal governo Draghi, intanto, vale fino alla fine dell'anno. È ancora in virtù di quel dispositivo che proprio ieri il comitato parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza ha audito Crosetto, il quale per un'ora e mezza ha illustrato l'ottavo elenco secretato dei materiali, che pare questa volta contenga anche sistemi contraerei e antidrone. È questo l'espediente che consente di coinvolgere formalmente il parlamento senza affrontare a ogni invio una discussione in aula e un voto alla Camera e al Senato. Non è un caso che il primo a esprimere apprezzamento sia il dem ed ex presidente del Copasir Lorenzo Guerini: «Bene la continuità negli aiuti militari all'Ucraina decisa oggi in consiglio dei ministri per il 2024 – afferma Guerini – Il sostegno all'Ucraina è necessario per giungere a una pace giusta e rispettosa della sovranità territoriale e della libertà del popolo ucraino». Crosetto si mostra un po' preoccupato sulle prospettive future: «I paesi occidentali non pensavano alla guerra e quindi le loro riserve non sono infinite – spiega prima di entrare al Copasir – L'Ucraina sta pagando questo, da una parte, e il fatto che non abbiamo economie di guerra. Non abbiamo trasformato le nostre produzioni in produzioni di armi, cosa che ha fatto la Russia. È uno temi che dovremmo porci nei prossimi incontri alla Nato e all'Unione europea». Secondo i dati del Kiel Institute, il paese che ha investito di più in armi per Kiev sono gli Stati uniti, con 44 miliardi di euro, seguiti dalla Germania (17,1) e dal Regno Unito (6,6). L'Italia, che ha speso 700 milioni, occupa il tredicesimo posto. Ma Roma è ancora più in basso nella graduatoria sulla trasparenza in relazione ai dati disponibili in quest'ambito: ha un indice di 2.2 rispetto a quello massimo di 4.9 raggiunto da Commissione europea, Germania e Islanda: è ventottesima su quarantadue paesi.
LA PARTITA è evidentemente anche politica. Non è un mistero che dentro la Lega ci siano alcuni mal di pancia sull'invio di armi. Se davvero il partito di Salvini dovesse votare in blocco si andrebbe dritti a una crisi di governo, visto che lo schieramento atlantico è considerato vitale da Meloni per l'esistenza e il posizionamento internazionale del suo esecutivo. Però ci sono alcuni indizi che fanno pensare a delle piccole forme di precauzione da parte. Il primo è che all'inizio l'ordine del giorno del consiglio dei ministri non contemplava la questione delle armi. Il progetto iniziale pare fosse quello di infilare il testo sul sostegno all'Ucraina dentro il Milleproroghe. Poi però sono subentrate questioni di opportunità politica (una misura talmente importante avrebbe fatto più rumore se nascosta nel gran calderone di inizio anno) e di tattica parlamentare (quella collocazione non forniva comunque sufficienti garanzie). E allora, anche spinti dalla sollecitazioni del Pentagono a «mandare segnali» di sostegno a Kiev, si è scelto per il decreto di ieri, che finirà in aula entro febbraio e che porta anche una firma che assomiglia a un sigillo di garanzia per la coerenza della politica estera meloniana: quella del ministro dell'economia leghista Giancarlo Giorgetti.

Ultime notizie da il Manifesto in edicola oggi (20 dicembre 2023) sul "decreto ombrello" che è stato varato ieri (19 dicembre) dal Consiglio dei Ministri. Conclusione dell'articolo a pagina 4 di Giuliano Santoro: "Spinti dalla sollecitazioni del Pentagono a «mandare segnali» di sostegno a Kiev, si è scelto per il decreto di ieri, che finirà in aula entro febbraio e che porta anche una firma che assomiglia a un sigillo di garanzia per la coerenza della politica estera meloniana: quella del ministro dell'economia leghista Giancarlo Giorgetti".

da parte di Alfonso Navarra - coordinatore Disarmisti esigenti (cell. 340-0736871)


Il 20 dicembre a via dei Fori Imperiali, altezza via S. Pietro carcere, alle ore 11:00, Disarmisti esigenti e collaboratori, in primo luogo WILPF Italia, con l'adesione politica di Michele Santoro e di Associazione Servizio pubblico, abbiamo svolto la conferenza stampa su taglio delle spese difesa incostituzionali (almeno un terzo), contro l'obiettivo NATO del 2% del PIL, e per il no aiuti militari all'Ucraina e ai Paesi in guerra, di cui alla lettera, sotto riportata. 
Abbiamo lanciato la mobilitazione contro il "decreto ombrello" che è stato varato ieri, 19 dicembre, dal consiglio dei ministri: ci riferiamo al decreto legge che consente i dpcm quali atti amministrativi che scavalcano i voti parlamentari. 
Sono intervenuti i "digiunatori della coerenza pacifista" Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Cosimo Forleo; quindi la femminista Antonella Nappi ed infine Enrica Lomazzi, di WILPF Italia.
La conferenza è seguita a un presidio al Pantheon che abbiamo organizzato, con circa 100 partecipanti, insieme ad organizzazioni e attiviste/ romani (pluralità di posizioni, inclusa l'uscita immediata dalla NATO), il giorno prima, cioè il 19 dicembre, contro l'invio di armi all'Ucraina, mentre il ministro Crosetto presentava al COPASIR l'ottavo pacchetto di aiuti militari al governo Zelensky. 
Per noi, Disarmisti esigenti, si è trattato, appunto, del "sesto digiuno di coerenza pacifista" perché riteniamo che battersi per il "cessate il fuoco", in una guerra che mai avrebbe dovuto accendersi, implica logicamente, politicamente, eticamente, non rifornire militarmente i combattenti di qualsiasi parte del fronte. (Al di là della necessaria condanna di chi abbia, più di recente, dato la parola alle armi). Con la conferenza stampa ed il presidio e alle iniziative che ad essi seguiranno ci stiamo impegnando a dare voce alla maggioranza dell'opinione pubblica per come viene inquadrata dagli istituti di sondaggio: in essi appare, con il dissenso all'aumento delle spese militari e all'invio di armi all'Ucraina, che lo spirito costituzionale del "ripudio della guerra" è stato interiorizzato dal popolo italiano, deluso dalla politica istituzionale che non lo rappresenta.


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https://ilmanifesto.it/il-governo-prosegue-la-linea-draghi-armi-allucraina-per-decreto
Il governo prosegue la linea Draghi: armi all'Ucraina per decreto
IL LIMITE IGNOTO. 
Il consiglio dei ministri vara i rifornimenti a Kiev anche per tutto il 2024. 
Il dem Guerini, ex Copasir, approva: «Bene la continuità negli aiuti militari»Giuliano Santoro - il Manifesto 20-12-2023 - pagina 4
Il consiglio dei ministri ieri ha deciso la proroga per tutto il 2024 «alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità governative dell'Ucraina». Dal ministero della difesa sostengono che «il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele e Hamas, impone al governo Meloni una scelta di coerenza, di sostegno e, dunque, di proroga degli aiuti all'Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall'Italia in sede Ue e Nato». Lo scopo del decreto, proseguono, è quello di «supportare la popolazione Ucraina, impegnata a difendere la libertà e sovranità della sua nazione, mettendo loro a disposizione, come è stato fatto finora, non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili inermi».
SE GIÀ ERA stato considerato anomalo il decreto con il quale il governo Draghi, fin dal primo giorno di conflitto, garantiva l'invio di armi e attrezzatura ad oltranza, adesso ci limita a disporre una proroga, che dovrà passare una volta sola al vaglio del parlamento. L'ombrello predisposto dal governo Draghi, intanto, vale fino alla fine dell'anno. È ancora in virtù di quel dispositivo che proprio ieri il comitato parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza ha audito Crosetto, il quale per un'ora e mezza ha illustrato l'ottavo elenco secretato dei materiali, che pare questa volta contenga anche sistemi contraerei e antidrone. È questo l'espediente che consente di coinvolgere formalmente il parlamento senza affrontare a ogni invio una discussione in aula e un voto alla Camera e al Senato. Non è un caso che il primo a esprimere apprezzamento sia il dem ed ex presidente del Copasir Lorenzo Guerini: «Bene la continuità negli aiuti militari all'Ucraina decisa oggi in consiglio dei ministri per il 2024 – afferma Guerini – Il sostegno all'Ucraina è necessario per giungere a una pace giusta e rispettosa della sovranità territoriale e della libertà del popolo ucraino». Crosetto si mostra un po' preoccupato sulle prospettive future: «I paesi occidentali non pensavano alla guerra e quindi le loro riserve non sono infinite – spiega prima di entrare al Copasir – L'Ucraina sta pagando questo, da una parte, e il fatto che non abbiamo economie di guerra. Non abbiamo trasformato le nostre produzioni in produzioni di armi, cosa che ha fatto la Russia. È uno temi che dovremmo porci nei prossimi incontri alla Nato e all'Unione europea». Secondo i dati del Kiel Institute, il paese che ha investito di più in armi per Kiev sono gli Stati uniti, con 44 miliardi di euro, seguiti dalla Germania (17,1) e dal Regno Unito (6,6). L'Italia, che ha speso 700 milioni, occupa il tredicesimo posto. Ma Roma è ancora più in basso nella graduatoria sulla trasparenza in relazione ai dati disponibili in quest'ambito: ha un indice di 2.2 rispetto a quello massimo di 4.9 raggiunto da Commissione europea, Germania e Islanda: è ventottesima su quarantadue paesi.
LA PARTITA è evidentemente anche politica. Non è un mistero che dentro la Lega ci siano alcuni mal di pancia sull'invio di armi. Se davvero il partito di Salvini dovesse votare in blocco si andrebbe dritti a una crisi di governo, visto che lo schieramento atlantico è considerato vitale da Meloni per l'esistenza e il posizionamento internazionale del suo esecutivo. Però ci sono alcuni indizi che fanno pensare a delle piccole forme di precauzione da parte. Il primo è che all'inizio l'ordine del giorno del consiglio dei ministri non contemplava la questione delle armi. Il progetto iniziale pare fosse quello di infilare il testo sul sostegno all'Ucraina dentro il Milleproroghe. Poi però sono subentrate questioni di opportunità politica (una misura talmente importante avrebbe fatto più rumore se nascosta nel gran calderone di inizio anno) e di tattica parlamentare (quella collocazione non forniva comunque sufficienti garanzie). E allora, anche spinti dalla sollecitazioni del Pentagono a «mandare segnali» di sostegno a Kiev, si è scelto per il decreto di ieri, che finirà in aula entro febbraio e che porta anche una firma che assomiglia a un sigillo di garanzia per la coerenza della politica estera meloniana: quella del ministro dell'economia leghista Giancarlo Giorgetti.

L'ARTICOLO DI MARILENA CORREGGIA SU PEACELINK CHE RIFERISCE DELLA CONFERENZA STAMPA DEL 20 DICEMBRE

Pacifisti a Roma

No all'invio di armi

Iniziativa contro il decreto varato dal consiglio dei ministri che ha deciso la proroga per tutto il 2024 alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti al governo di Kiev. Una ulteriore conferma del coinvolgimento italiano in questa guerra.20 dicembre 2023Marinella Correggia

La rete dei Disarmisti esigenti (parte della rete internazionale Ican) e la Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà (Wilpf) hanno tenuto il 20 dicembre una conferenza stampa per il taglio delle spese militari e per il no agli aiuti in armi a paesi in guerra, contro il decreto varato dal consiglio dei ministri che ha deciso la proroga per tutto il 2024 alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti al governo di Kiev. Un coinvolgimento italiano in una guerra sanguinosa che (come rivelato ormai anche da media statunitensi) manda soldati al macello come nelle trincee '15-'18; oltre al rischio di ulteriore escalation.

I pacifisti, che con altri gruppi hanno dato vita martedì a una manifestazione a piazza del Pantheon, chiamano alla mobilitazione prima che, in una data da definirsi di gennaio o forse febbraio, il Parlamento sia chiamato a ratificare il decreto. Contro la ratifica, che si annuncia scontata, i pacifisti invocano l'articolo 11 della Costituzione e la volontà popolare che, ha spiegato Alfonso Navarra, "non è rappresentata dalla politica istituzionale: dai sondaggi risulta il dissenso della maggioranza degli italiani rispetto all'aumento delle spese militari e alle armi all'Ucraina".

"Fermate subito i combattimenti, intervenga l'Onu per negoziare una tregua" recitava lo striscione dei pacifisti. I Disarmisti esigenti hanno mandato giorni fa una lettera a tutti i parlamentari e senatori, impegnati nella discussione della legge di bilancio per il 2024, chiedendo "la conversione delle spese militari e gli aiuti di guerra in investimenti socialmente ed ecologicamente utili".

Come ha spiegato Ennio Cabiddu, da tempo attivo nell'opposizione alla fabbrica di armi Rwm in Sardegna, ai politici vengono proposti dieci punti per la pace. Fra questi: rifiuto del famoso obiettivo Nato, il 2% del Pil per le spese militari; legge nazionale per convertire al civile le produzioni militari; drastica riduzione delle missioni militari convertendo gran parte dei loro fondi per il servizio civile universale (da riformare) e i corpi civili di pace; accoglienza e asilo politico per i giovani in fuga dalle guerre; triplicare i fondi per la cooperazione allo sviluppo per arrivare ad almeno l'1% del Pil; legge per l'opzione fiscale (come da campagna Sei per la pace sei per mille); investimenti nelle spese civili, potenziando anche l'educazione civica e alla pace - a contrasto con le attività che che permettono di pubblicizzare l'opzione militare nelle aule, come ha denunciato l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. E poi sostenere il progetto Donne pace sicurezza, in attuazione della risoluzione Onu 1325, tanto più che, come ha ricordato Antonella Nappi, il ruolo delle donne è centrale per sviluppare una politica di vita anziché di guerra e morte.

Quanto alla Nato, in ossequio alla quale ospitiamo illegalmente armamenti nucleari nelle basi militari, va semplicemente sciolta perché contrasta con lo stesso preambolo anti-guerra dello Statuto dell'Onu, ha sottolineato Navarra; qualunque alleanza militare si proponga un aumento delle capacità militari è dunque contro l'Onu.


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